BILLY IDOL.... l'Anello MancantebiografiaIl ragazzaccio glam dall’anima punk che si diverte con l’hard rock.
Naturalmente Billy Idol è un nome d’arte. Quello vero è William Michael Albert Broad, nato il 30 novembre 1955 a Middlesex, Inghilterra. La famiglia Broad si trasferisce per un po’ a New York, ma torna nel Regno Unito, dove Billy si iscrive alla Sussex University, ma l’esperienza dura poco: il giovane Broad è preso dalla musica, le ragazze e il divertimento ribelle di quegli anni e dopo nemmeno un anno di college molla tutto per entrare nel giro della musica, formando un gruppo di teenager punk, i Bromley Contingent, che ruota attorno ai Sex Pistols; della colorata gang fa parte anche Siouxie Sioux, non ancora leader di Siouxie & The Banshees. Sono gli anni di fuoco del punk inglese, quelli in cui la protesta passava attraverso il look e la musica e le istanze anarchiche si schiantavano contro lo showbiz e il rock classico, giudicato trombonesco, borghese e insulso.
Sull’onda del successo dei Pistols e della filosofia secondo cui tutti possono fare le star, William si convince che quella può essere la sua strada. Comincia a suonare la chitarra nei Chelsea (band che nella lineup annovera Mick Jones, futuro chitarrista dei Clash, e Brina James, non ancora chitarrista dei Damned) e poco passa al microfono, cambiando il proprio nome in Billy Idol e rivelando il suo gusto per la provocazione mediatica. Nel 1976 forma i Generation X (dal titolo di un libro degli anni Sessanta), reclutando il bassista Tony James, il batterista John Towe e il chitarrista Bob Andrews. Il gruppo firma per la Chrysalis, cambia in corsa Towe con Mark Laff e si chiude in studio per mettere su vinile la sua interpretazione del punk: il risultato è il 33 giri “Generation X” (1978), seguito da “Valley Of The Dolls” (1979) e “Kiss Me Deadly” (1979). Idol, cresta platinata, orecchini ovunque e ghigno sardonico, diventa uno degli idoli della Londra punkettara, ma i lavori del quartetto sono abbastanza apprezzati dal pubblico, ma non sono certo all’altezza della furia iconoclasta dei Sex Pistols o della profondità musicale dei Clash e di lì a poco, anche per divergenze interne, i Generation X si sciolgono.
Idol, che fino a quel momento non aveva pensato alla possibilità di una carriera solista, rimane piuttosto deluso dallo split e si trasferisce a New York, dove si convince a tentare la strada in proprio. Si aggancia a Bill Aucoin, il manager dei Kiss, e nel 1981 sforna l’EP “Don’t Stop” (che comprende la cover di “Mony Mony”, hit anni ‘60 di Tommy James e un paio di remix dei Gen X) e il buon riscontro in terra americana riconvince la Chrysalis a metterlo sotto contratto, iniziando una nuova, eccitante vita da star. L’anno dopo, con la complicità del chitarrista Steve Stevens, dà alle stampe il suo debutto solista con “Billy Idol” e sfonda, complici due video molto captive (”White Wedding” e “Dancing With Myself”, quest’ultima della sua vecchia band) che ipnotizzano gli spettatori di Mtv e lanciano il provocante inglese nell’olimpo dei selvaggi del rock: il suo labbro ammiccante assurge a icona mondiale e la sua animalità sul palco ne fa un eroe glam degli anni Ottanta. L’album, intriso di pop, hard rock e dance e reminiscenze punk, conquista il disco d’oro. Sull’onda del successo Idol licenzia “Rebel Yell” nel 1984, LP di hard pop ricco di synth che supera le vendite del primo (doppio platino) impazzando in radio e Tv con i singoli “Eyes Without A Face” (una ballata, inaspettatamente) e “Flesh For Fantasy”.
La fama di Billy è al culmine e i concerti nelle arene americane e europee registrano spesso il tutto esaurito. Ma la fama comporta anche altre distrazioni, spingendo Idol verso droga ed eccessi da rotocalco e ritardando la pubblicazione del terzo album, “Whiplash Smile”, che esce solo nel 1987. Il lavoro viene accolto comunque bene (specie i singoli “To Be A Lover” e “Sweet Sixteen”), ma delude un po’ le aspettative generate dai suoi precedenti album. Qui finisce il sodalizio con Stevens, ma la fortuna commerciale di Idol non fa una piega: “Mony Mony” è uno dei video più trasmessi da Mtv e il disco raggiunge il platino. Nel 1989 compare nella riedizione live di “Tommy”, l’opera degli Who; nel frattempo lavora al suo quarto full lenght, che esce l’anno dopo con il titolo “Charmed Life”. Sempre nel 1990 Billy Idol viene coinvolto in un tremendo incidente in moto, che quasi gli costa una gamba e lo costringe a camminare con un bastone; l’album è il quarto a raggiungere consecutivamente il disco di platino.
Sempre attento a adattarsi alle nuove tendenze musicali senza perdere la sua attitudine punk, Idol rimane in sella alla tigre dello showbiz, protagonista anche dei gossip. Nel ‘91 tenta la via del cinema con un ruolo in “The Doors” di Oliver Stone, mentre nel 1993 pubblica “Cyberpunk”, con un radicale cambio di look (via la cresta platino, ecco i dreadlocks) e di beat (le sonorità si fanno molto più techno). Non funziona: il Cd staziona lontanissimo dalle zone alte delle chart. È il periodo più oscuro dell’ex ragazzino di Middlesex: la dipendenza dalla droga lo trascina lontano dalla musica e gli fa perdere il controllo fino a una pesante overdose, da cui si salva per miracolo nel 1994, ricoverato in un ospedale di L.A. I suoi due figli ancora piccoli sono uno dei motivi per cui Billy supera il nichilismo e si rimette in carreggiata, convinto che non gli avrebbero mai perdonato una morte per droga. Nulla si sa di lui fino al ‘98, quando ricompare in un cameo in “Prima O Poi Lo Sposo” (con Adam Sandler e Drew Barrymore). È l’occasione per tornare sotto i riflettori e rimettersi a lavorare sulla musica: in breve si riforma la coppia con Steve Stevens e vengono pubblicate alcune raccolte, tra cui “Greatest Hits” nel 2001, che vende 500.000 copie solo negli Stati Uniti.
Nel 2005, a 50 anni suonati, dopo 30 di eccessi e a 12 dall’ultimo album ufficiale, il vecchio leone torna sugli scaffali dei musicstore con un nuovo lavoro e un titolo dei suoi, “Devil’s Playground” By MTV.
Fonte:BillyIdol.it (sito ufficiale italiano)
Eyes without a face